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Cenni Storici

Nel corso del Cinquecento, Perugia è sottoposta a disagi molto pesanti che per le vicende dei governi, gli scontri tra fazioni, il passaggio di eserciti stranieri, nonché pestilenze e carestie, si riverberano sulle condizioni economiche e provocano sempre più incombenti sacche di povertà. Mossi dalle esortazioni di Padre Damiano Biffi, con il consenso del Vescovo Francesco Bossi e del Governatore Monte Valenti, alcuni cittadini nel 1574 fondano la Compagnia di San Martino, con l’impegno di venire incontro a “li poveri infermi e vergognosi”.

La sede si sposta in vari luoghi, a seconda delle necessità del servizio e della generosità dei donatori, fino all’attribuzione al Sodalizio, nel 1777, con breve di Papa Pio VI, del Tempio di Sant’Ercolano e dei locali contigui. La sede attuale di Pian della Genna è storia di oggi.

Verbali (il primo documento è del 1576), costituzioni e statuti rendono ragione della organizzazione del Sodalizio: i Confratri, all’origine 50, crescono fino al numero di 400, tuttora mantenuto; debbono risultare nati o a lungo vissuti nella città, e rispondere a determinate qualità etiche e a disponibilità verso il prossimo; sono eletti a scrutinio segreto. Nello stesso modo, con un carattere rigorosamente democratico che si è conservato nel tempo e vige anche oggi, sono scelte le diverse cariche, ovviamente variate nel corso dei secoli nel numero e nelle attribuzioni.

Con i secoli, si forma il patrimonio del Sodalizio, dapprima costituito da offerte in denaro, poi consolidato in beni donati o legati in eredità. È da notare che questo afflusso di beni, specie immobili, è denso nel secolo XVII, e deriva da donatori di svariata provenienza sociale ed economica: testimonianza del ruolo che l’attività del Sodalizio aveva già acquisito nella coscienza dei perugini.

Quale il tipo di assistenza? All’origine, sussidi in denaro o altro ai “poveri infermi e vergognosi”, individuati con discrezione e visitati con umana disponibilità; gradatamente, l’allestimento di una “spezieria” da cui la storica Farmacia a tutt’oggi funzionante, e di un servizio medico, la gestione dell’Ospedale di Santa Elisabetta o spedale delle donne, per “donne nobili, inferme, povere e miserabili”, e dell’Ospedale del Ristoro, destinato a convalescenti dimessi dall’Ospedale della Misericordia. Il Seicento ed il Settecento, dunque, sono pesanti di vicissitudini dure e calamitose per la città e la sua campagna e altrettanto ricchi di interventi di illuminata beneficenza da parte del Sodalizio. Interventi che ovviamente si articolano in forme diverse nel trascorrere del tempo e nel mutarsi delle situazioni sociali. Per esempio è del 1915 la fondazione dell’Istituto di San Martino per l’Infanzia, la cui validità si è messa in evidenza per 50 anni, finché sono cambiate o eliminate le situazioni che comportavano il ricovero dei bambini in simili strutture.

A questo punto si è aperta la prospettiva di una attività veramente innovativa e in intelligente anticipo sui tempi che più tardi avrebbero visto farsi impellente e drammatico il problema degli anziani.
Usufruendo dei risultati di una equilibrata gestione patrimoniale, il Sodalizio ha inaugurato nel 1978 e successivamente ampliato la Residenza per anziani di Pian della Genna: la sistemazione logistica, l’organizzazione dei servizi, la conoscenza dei problemi dell’età avanzata costituiscono una realtà esemplare, volta ad assicurare agli ospiti autosufficienti (per un numero di circa 150) un soggiorno confortevole e dignitoso e insieme la libertà di gestire serenamente questa parte della loro vita, senza sentirsi esclusi dalla società.

Poiché tuttavia incombe sull’età avanzata il rischio della perdita di autosufficienza, per gli ospiti divenuti disabili si è provveduto a particolari servizi, definitivamente confluiti e strutturati dal 2005 nella Residenza protetta per 50 ospiti, secondo le norme previste dal Piano Sanitario Regionale: l’apposita Carta dei Servizi, edita nel 2006, documenta nitidamente ed esaurientemente le caratteristiche dell’istituzione, che si qualifica quindi come ulteriore espressione dei fini statutari del Sodalizio.
Il Sodalizio ha sempre rivendicato la sua completa autonomia dal potere civile ed ecclesiastico: messa in crisi dal governo rivoluzionario del 1798 e dall’autorità napoleonica, dalla legge del 1890 sugli Enti di beneficenza e dal regime fascista; ma sempre conservata gelosamente. Ciò non toglie che l’ente sia aperto alla collaborazione con gli enti pubblici operanti nel sociale e a tutte le misure legate alla vita cittadina che richiamano le sue intatte priorità secolari e la sua peruginità, in cui Confratri di tutte le condizioni e le convinzioni si riconoscono.